Fabio Imperiale Italy , b. 1981
E poi ho rimesso i fiori al loro posto - Residenza 10 (Molise), 2021
Coffee and bitumen on old postcards on board
99 x 97 cm
38.98 x 37.8 in
38.98 x 37.8 in
Copyright The Artist
A metà di questo viaggio, ho deciso di giocare in casa. Perché Valeria è una mia amica cara, e perché io in questa casa, dove lei é cresciuta, ci sono già stato. Era il pranzo di Ferragosto dell'anno 2017 e fu in quell'occasione che persi la mia vegetarianità. Ricordo che quando andai via lasciai un quadretto per ringraziare dell'ospitalità, uno scambio semplice che posó dentro di me qualcosa come il germoglio di un’idea, probabilmente quella che oggi sto realizzando. Ecco perchè avevo tanto piacere che Marginalia passasse per questo luogo e per la storia di Valeria. Partiamo insieme da Roma, la sua famiglia ci aspetta per pranzo. Ogni volta che torna a Guardiaregia, Valeria ripensa ai passi che ha dovuto fare per andare via, ma anche che il privilegio dei suoi primi anni vissuti a correre tra i vicoli è un tesoro che resta, perchè quando sei piccolo la percezione del mondo è limitata a quella piccola parte che usi per giocarlo, e se vivi in un paese allora il paese è il mondo, un piccolo grande mondo tutto da giocare, conoscere, abbracciare. Poi puoi viaggiare per tutta la vita ma quello sarà sempre un tempo che non torna, perché si cresce una volta sola. Ma si cresce, e l'età riconsidera i confini, sposta i punti di vista, ricalibra le percezioni. E può succedere che un mondo che un attimo prima era libero e infinito diventi all'improvviso una soffocante prigione, di sguardi insistenti e parole non richieste. Lo sa bene Valeria, che mentre arriviamo ripensa ai passi che ha dovuto mettersi alle spalle per andare lontano. E sospira la domenica mattina, quando passeggiamo per le vie semi deserte sferzate dal vento gelido e rinfrancate dal sole, sospira perchè sente di non essere di nessun luogo e le dispiace, ma pensa che é anche bello, perché se non sei di nessun luogo, impari più in fretta ad essere tu, il tuo luogo. Ancora oggi che è donna, con quella montagna che sovrasta il paese come una madre che abbraccia e protegge ma al tempo stesso controlla e minaccia, non ci ha ancora fatto pace, ma non le fa più paura. E forse il merito è anche di Valedovai, il suo alter ego di china che negli ultimi anni l’ha accompagnata ovunque. Ho conosciuto prima lei di Valeria, quando era solo uno scarabocchietto disordinato che viveva a due passi dal mio studio, e mi è stata subito simpatica. Poi ho conosciuto Valeria è mi stata simpatica anche lei. Erano talmente uguali che la prima cosa che ho pensato è stata che quel bizzarro personaggio maldestro e gentile, cupo e sorridente, si era disegnata una creatrice davvero a sua immagine e somiglianza. Loro due ai miei occhi hanno sempre rappresentato un unico corpo, e nel corso degli anni le ho viste diventare un unico corpo anche ai loro stessi occhi, e forse é stato quello il momento in cui hanno capito di non avere più bisogno l'una dell'altra per andare avanti. Mi piace pensare a questa scena finale in cui si sono guardate da qualche parte negli occhi, si sono dette grazie e si sono finalmente prese la mano per lasciarla. E i mostri sotto al letto si sono staccati dal foglio per andare via una volta per tutte. E siccome questo mi sembrava un bel finale, ho voluto tracciare una linea e disegnare grande grande quello scarabocchietto piccolo piccolo, frutto inconsapevole delle lunghe pause nello studio dove Valeria si preparava a diventare avvocata. E che un bel finale di una storia sia il modo migliore per iniziare la storia successiva.